Come alcuni di voi sanno, io vengo dalla Svezia, un paese che ultimamente viene considerato come innovativo e all'avanguardia in fatto di moda e stile (eh vedrai, eravamo piene di autocelebratorie fashion blogger anni prima che spuntassero qui come dei funghi con i tacchi). E chi é l'ultima "icona di stile" (abuso violento di questa parola, ma tanto lo sapete giá ) di questo paese tanto avanti? Ecco, Chloé Schuterman, 11 anni. Non é facile essere figlia di Nathalie Schuterman, proprietaria di un negozio di cose assolutamente stupende di Lanvin, Yves Saint Laurent, Prada e così via, un negozio che evidentemente vende poco se deve sfruttare la figlia come fonte di guadagno. La "mini-fashionista", che a 11 anni é giá blogger per la rivista svedese Chic, possiede una borsa da 1500 euro di Balenciaga, un brand storico il cui nome non sa neanche pronunciare, e qui posso solo aggiungere che Cristobal himself si ribalterebbe nella tomba a sapere in che mani é finita la sua arte.
Ma non gettiamo fango solo sulla Svezia. Non quando dietro l'angolo ci sono i fantastici 50 stati. Lí secondo voi chi é la "mini-fashionista" number one se non Willow Smith, addirittura dieci anni, figlia di Will Smith e Jada Pinkett, che con una canzone piuttosto orrenda e un video very hi-tech si é aggiudicata il titolo di "icona di stile" pure lei. Accidenti, Will, se non ti basta lo stipendio neanche a te siamo messi male.
Non so voi, ma io a dieci-undici anni giocavo con le Barbie. Sí, amavo le borse, ma le borsette di stoffa, rosa, con fiocchi e pois. Non avevo neanche idea di cosa fosse Balenciaga. Chi difende il successo di queste ragazzine con le parole "lasciatele vivere le loro passioni, cosa c'é di male" io ho da dire: niente. Non c'é niente di male nel vivere le proprie passioni, anzi, questo é uno dei motori che ci portano avanti nella vita. Peró quando a 11 anni la passione diventa difficilmente distinguibile dal guadagno economico, siamo nei guai.
Oggi poi ho letto questo articolo e mi viene ancora la nausea a pensare che dei mostri del genere possono andare in giro liberamente e pure chiamarsi genitori. Come ho sempre ribadito, avere figli non é per tutti.
The recent boom of "wonderkids" is really, really freaking me out.
As some of you might know, I grew up in Sweden, a country that's recently earned a reputation as "avant-guarde" and "innovative", style-wise (our internet was infested with self-adoring fashion bloggers years before they popped up everywhere like mushrooms in high heels). So, who's the most recent "style icon" (a violent abuse of that word, but you already knew that) of this totally fashion-forward country? An eleven-year-old girl.
Life isn't easy for Chloé Schuterman. Her mother's exclusive Stockholm boutique of all lovely things from Lanvin, Yves Saint Laurent and Prada to name a few must not be selling that well, why else would Nathalie Schuterman use her daugther as a money-milking machine? The "mini-fashionista", already a blogger for Swedish magazine Chic, owns a 1500-euro handbag from Balenciaga, a historical brand whose name she can't even pronounce. And it's safe to say that Cristobal himself would roll over in his grave if he knew where his art has ended up.
But let's not badmouth Sweden alone, especially when the fantastic 50 states are just around the corner! And who's the number-one "mini-fashionista" in the US these days if not Willow Smith, the ten-year-old daugther of Will Smith and Jada Pinkett, who with a rather horrid song and a very hi-tech video has made a name for herself as a "style icon". What can I say, if even Will Smith has to cash in on his kids, the rest of us had better tighten our purse strings.
I don't know about you, but when I was ten years old I played with Barbie dolls. Yes, I loved bags, but the pink, soft, polka-dot kind. I didn't even know what Balenciaga was. To whoever defends these girls saying, "let them live their passions, what's so bad about that?" I have to say. nothing. Nothing is bad about living your passion - that's one of the things pushing us ahead in life. But when, at eleven years of age, passion is barely distinguishable from monetary gain, we're in trouble.
Today I also read this article and am still disgusted at the thought of monsters like this walking free in the world, calling themselves parents. As I've always claimed, having kids isn't for everyone.
Image: devote.se
A me fanno paura queste bambine. Ma ancora più paura mi fanno i genitori che permettono, anzi sfruttano queste cose.
ReplyDeletecome al solito, concordo con te sascha!
ReplyDeleteAnch'io a 11 anni giocavo beata e serena e mettevo quello che capitava con solo un pizzico di attenzione...
ReplyDeleteAlcuni ragazzini di oggi bruciano le tappe troppo in fretta.
Baci
io sono dell'idea che ogni età vada vissuta per quel che è, i bambini devono giocare e non a fare gli adulti. credo che la colpa sia dei genitori nel far bruciare delle tappe fondamentali. a 11 anni non me ne fregava niente di vestiti e foto...
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